Il Silenzio

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Ho conosciuto il silenzio

delle stelle e del mare,

il silenzio dei boschi prima che

sorga il vento di primavera.

Il silenzio di un grande amore,

il silenzio di una profonda pace dell’anima

Il silenzio tra padre e figlio

e il silenzio dei vecchi, carichi di saggezza.

Edgar Lee Masters

C’è il silenzio di riflessione, che fa da sfondo alle possibilità di scelta della vita, quando non si sa quale strada imboccare e si ha paura di sbagliare direzione. C’è un silenzio pieno di solitudine. Il silenzio sa anche essere così forte da impedire alla bocca di pronunziare tutte le parole che si vorrebbero urlare. Esiste anche quello in cui si pensa di aver parlato troppo e aggiungere altre parole servirebbe solo ad alimentare la frustrazione. La silenziosità del saggio che ascolta, parole condite di arroganza e disprezzo, e sa che non meritano risposta.

C’è un silenzio pieno di rabbia, con le parole che restano soffocate in gola, incapaci di farsi valere. Quello irriverente di colui che osserva con altezzosità quelli che non ritiene degni delle sue parole.

Vi è anche il silenzio insicuro che affonda le radici nel profondo del proprio Essere, nel Sé, accessibile solo a chi merita di poter accedervi.

Scegliere di tacere talvolta non è una scelta deliberata ma l’ultimo tentativo di salvarsi quando si ha la sensazione di affogare. Si delega al silenzio il compito di urlare per richiamare l’attenzione di chi è troppo distratto per ascoltarci. Ogni silenzio, ogni sguardo, ogni gesto, ogni nostro atteggiamento non verbale come diceva G. Bateson “la lettera che non scriviamo, le scuse che non porgiamo, le mosse che in un gioco non facciamo”, sono altamente informativi. Anzi spesso comunicano più di quanto noi stessi vorremmo e molto più di quanto non farebbero le nostre parole.

Un momento di “inattività” altrui, per esempio quando non riceviamo risposta ad una e-mail, un sms o un messaggio su WhatsApp oppure il non essere sempre “on line” , potrebbe essere interpretata in modi diversi: forse la persona è occupata e non può di risponderci, è mancanza di rispetto, un segnale di rifiuto e/o di ostilità, una sfida o una provocazione.

L’interpretazione della risposta inevitabilmente influenzerà la nostra reazione: potremmo decidere di ridurre la nostra disponibilità, chiedere un chiarimento, vendicarci non appena si presenterà il momento buono, incrementando il conflitto. Ogni azione avrà una ripercussione sulla qualità della relazione interpersonale.

Il silenzio è un ottimo strumento di comunicazione, quando si è in grado di dosarne l’utilizzo, di definirne gli ambiti e di interromperlo quando è importante lasciar spazio alle parole. Esso può divenire un’arma (per richiamare l’attenzione, manipolare l’altro, destare preoccupazione, generare confusione) rischia di creare malintesi, ambiguità e frustrazione, difficili da dissipare.

La scienza sottolinea l’importanza del silenzio per la salute del cervello, questo è il motivo per cui molte persone sono alla ricerca di un posto tranquillo in mezzo natura, quando gli è possibile. A volte questa scelta viene fatta anche per le abitazioni.

Il silenzio aiuta il cervello a rigenerare le cellule. Uno studio del 2013 pubblicato dalla rivista “Brain” ha visto monitorare dei topi sotto l’effetto del silenzio e di diversi tipi di rumore. Gli  scienziati rimasero stupiti dal fatto che due ore di silenzio al giorno contribuirono ad aumentare la crescita delle cellule nell’ippocampo del cervello. Questa parte del cervello controlla la memoria, le emozioni, e l’apprendimento.

Nel 2013, Joseph Moran scrisse: “Quando il cervello riposa, può interiorizzare e valutare le informazioni in “uno spazio di lavoro consapevole”.

Spesso il silenzio fa paura, come accade per la solitudine. Non si riesce a vivere più senza il rumore, abituati al continuo dialogo interiore della mente che sembra non cessare mai.

Prova a pensare se ti capita di aver paura del silenzio perché potrebbe essere, in un certo specifico momento, ti fa scrutare in fondo alla tua mente, fino a ritrovare la connessione con la tua Anima. La paura del silenzio può capitare perché non si sa cosa farsene del vuoto al di là delle parole. Ecco perché il silenzio fa più paura delle parole.

Ho letto, durante i miei viaggi che molti grandi maestri in India accolgono i visitatori, in cerca della loro identità, seduti su di una stuoia per terra, volgendo loro uno sguardo scambiato in totale silenzio. I visitatori escono solo dopo pochi minuti di contatto visivo, senza scambiare con loro una sola parola.

Il silenzio è il linguaggio parlato dall’Anima. La solitudine è la conoscenza di Sé. Amare il silenzio vuol dire cercarlo oltre le parole, creando degli spazi di riflessione che ci riconnettano col Tutto. Mettendoci in comunicazione con il nostro Sé, portandoci, col tempo e la pratica costante, alla totale libertà dalla mente.

Nel corso di un incontro di counselling può capitare che la persona abbia attimi di silenzio. Potrebbe corrispondere ad una situazione di imbarazzo, a un senso di paralisi, alla sensazione di impotenza. Sono pause emotive in cui il cliente ricerca parole o espressioni adeguate per descrivere il proprio stato d’animo. Accogliere il silenzio e restare in ascolto in modo empatico è un modo per trasformare questo prezioso istante in una risorsa. Il silenzio, in quelle situazioni, ha un alto valore meditativo, consente di abbandonare i territori conosciuti per toccare quelli inesplorati del Sé. Il silenzio facilita la definizione interna dello spazio incontaminato. Sono momenti di spazi di rivelazione autentica.

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