Per spiegare il counseling potrei utilizzare la metafora della messa a fuoco di una macchina fotografica. Il cliente si pone dinanzi al suo problema come se osservasse una fotografia troppo da vicino. L’immagine del fotogramma occupa tutto il suo campo visivo, apparendogli sfuocata, confusa, sproporzionata, opprimente. Il counselor aiuta il cliente a ritrovare la giusta messa a fuoco, a portare in primo piano aspetti ed elementi rimasti sullo sfondo, ad allargare il suo orizzonte, a guardare le cose da diversi punti di vista, a cogliere nessi e relazioni non percepiti in precedenza, a individuare risorse e capacità fino a quel momento ignorate o sottovalutate. Il cliente, a quel punto è in grado di compiere scelte più consapevoli, responsabili e rispondenti ai suoi reali bisogni e sentimenti.
Professionista di cui alla Legge n. 4 del 14 gennaio 2013, pubblicata nella GU n. 22 del 26/01/2013. Il counselor contraddistingue la propria attività, in ogni documento e rapporto scritto con il cliente, con l’esplicito riferimento alla disciplina applicabile e agli estremi della suddetta legge.